Codice Civile art. 2500 septies - Trasformazione eterogenea da società di capitali (1).Trasformazione eterogenea da società di capitali (1). [I]. Le società disciplinate nei capi V, VI, VII del presente titolo possono trasformarsi in consorzi, società consortili, società cooperative, comunioni di azienda, associazioni non riconosciute e fondazioni. [II]. Si applica l'articolo 2500-sexies, in quanto compatibile. [III]. La deliberazione deve essere assunta con il voto favorevole dei due terzi degli aventi diritto, e comunque con il consenso dei soci che assumono responsabilità illimitata. [IV]. La deliberazione di trasformazione in fondazione produce gli effetti che il capo II del titolo II del Libro primo ricollega all'atto di fondazione o alla volontà del fondatore. (1) V. nota al Capo X. InquadramentoLa riforma del diritto societario ha, innovando rispetto alla disciplina precedente, espressamente introdotto, negli artt. 2500-septies, 2500-octies e 2500-novies, l'istituto della trasformazione eterogenea da società di capitali in consorzi, società consortili, società cooperative, comunioni di azienda, associazioni non riconosciute e fondazioni, nonché quella inversa dei predetti enti, ad eccezione delle cooperative, in società di capitali. In precedenza, si riteneva che la trasformazione fosse un istituto prettamente societario in forza del quale veniva adottata una diversa organizzazione societaria. Diversamente, nel caso di passaggio da un ente non societario ad una società e viceversa era necessario procedere attraverso lo scioglimento (con liquidazione) della società e la costituzione del nuovo soggetto giuridico (Pasquini, 1392). Si tratta di una radicale modificazione del contratto sociale, della cui legittimità si dubitava (non poche le discussioni dottrinali in materia e le pronunce della giurisprudenza), essendo tale trasformazione destinata ad incidere sulla causa o sul modello organizzativo inizialmente prescelto dai partecipanti all'ente che si trasforma. Nelle ipotesi di trasformazioni eterogenee - nella quale si assiste al passaggio da una società ad una comunione di godimento di azienda o comunque da una società ad una impresa individuale - si determina sempre un rapporto di successione tra soggetti distinti, perché persona fisica e persona giuridica si distinguono appunto per natura e non solo per forma, con la conseguenza che la nascita di una comunione indivisa tra due o più persone fisiche (cui l'ente collettivo trasferisca il proprio patrimonio) non preclude la dichiarazione del fallimento della società entro il termine di un anno dalla sua eventuale cancellazione dal registro delle imprese (Cass. n. 16511/2019) La trasformazione eterogenea di una società di capitali in comunione di azienda non preclude la dichiarazione del fallimento della medesima società entro un anno dalla sua cancellazione dal registro delle imprese, trattandosi pur sempre di un fenomeno successorio tra soggetti distinti ( Cass., n. 16511/2019 ). La trasformazione eterogenea da società di capitaliA norma del primo comma dell'articolo in commento tutte le società di capitali possono trasformarsi in consorzi, società consortili, società cooperative, comunioni di azienda, associazioni non riconosciute e fondazioni. Per l'assunzione della deliberazione assemblea di una simile trasformazione è richiesto, però, un particolare quorum deliberativo pari ai due terzi degli aventi diritto: la deroga al generale principio maggioritario trova qui una spiegazione nel radicale mutamento della causa associativa e di scopo che deriva da una simile trasformazione (Pasquini 1401). Il riferimento contenuto nella norma agli «aventi diritto» ha aperto un dibattito in dottrina se la maggioranza vada calcolata per teste o per quote di capitale. Secondo un primo orientamento, la norma imporrebbe un voto per teste (Maltoni 2011, 202, Corvese, 394), in quanto in tal caso si prescinderebbe dalla ripartizione del capitale. Secondo altra ricostruzione, invece, la norma si riferisce comunque alla maggioranza del capitale come dimostrato dal fatto che, altrimenti, la trasformazione potrebbe essere decisa dalla minoranza del capitale (Pasquini 1402). La norma richiede, poi, il consenso dei soci che assumono responsabilità illimitata. Il consenso è, dunque, richiesto in caso di trasformazione in comunione d'azienda in ragione che anche quest'ultima è priva di qualsiasi autonomia patrimoniale con conseguente responsabilità personale di tutti gli ex soci, seppure pro quota tra loro (Pasquini 1403). Il consenso non è necessario a fronte di trasformazione in consorzio ad attività esterna in quanto la responsabilità illimitata dei consorziati (art. 2615) non è la generica responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali, ma la responsabilità del mandato senza rappresentanza, limitata a quanto richiesto dal singolo consorziato al consorzio (Pasquini 1404, Comitato Triveneto dei notai, orientamento K.A.12). Per la restante parte della disciplina, l'articolo in commento fa riferimento all'art. 2500-sexies, in quanto compatibile. Sarà, dunque, necessaria la redazione da parte degli amministratori di una relazione, da depositarsi presso la sede sociale durante i trenta giorni precedenti l'assemblea, illustrativa delle motivazioni e degli effetti della trasformazione. La predisposizione della relazione potrà essere oggetto di rinunzia da parte dei soci, così come rinunziabile sarà il deposito presso la sede sociale (Pasquini 1405). Quanto all'ultimo comma dell'art. 2500-sexies secondo il quale i soci che con la trasformazione assumono responsabilità illimitata, rispondono illimitatamente anche per le obbligazioni sociali sorte anteriormente alla trasformazione, esso sembra applicarsi in tutti i caso in cui dalla trasformazione risulti un ente a responsabilità illimitata anche diverso dalle società di persone (Pasquini 1406, contra Maltoni, 2011, 236). 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